venerdì 30 gennaio 2015

Al telefono.

Pronto..?! - la Sua voce preoccupata e addormentata dalla notte.
Mi senti? - dico, avvicinando il telefono tra le gambe oscenamente aperte. - Mi senti?!
Senti l'odore della cagna in cerca del suo Padrone? Sono notti che bagno le lenzuola urlando il Tuo nome, tra gli spasmi del mio corpo.
Vorrei averti qui, il Tuo viso tra le gambe a leccarmi, mentre tengo le mie labbra aperte per Te. 
Guarda cosa mi hai fatto! Guarda come mi hai ridotto!
La Tua lingua a scrivere le Tue voglie, la mia mente come un bordello, e io la puttana dei Tuoi perversi pensieri.
Avvicino la cornetta al mio sesso e comincio a strofinarla sul clitoride, cercando di darmi sollievo.
Vorrei avere le Tue dita a tormentarmi la figa, a riempire quel doloroso vuoto che adesso trabocca liquidi pensieri tra le cosce, mentre con la lingua li raccogli e fai fremere il mio corpo.
Guardami adesso mentre convulsamente colpisco il mio sesso col telefono, cercando inutilmente di placare quel tormento.
La voglia di Te mi attanaglia le viscere, come morsi nella carne.
La figa pulsa al pensiero di riempire la mia bocca col Tuo cazzo, ingorda, a scoparmi la gola fino a togliermi anche il respiro.
Senti il rumore delle dita immerse dentro me, mentre, nel silenzio della notte, con la voce strozzata, imploro la Tua presenza. Una bestia affamata alla ricerca di cibo.
Guardami mentre inginocchiata ai Tuoi piedi, gli occhi lucidi di lacrime, Ti supplico di riempirmi la bocca del Tuo sperma.
Il desiderio mi sventra la carne come un coltello, mentre come un'ossessa muovo le dita dentro me.
Guarda come oscenamente tengo aperte le mie natiche, pregandoti di sfondarmi la carne e riversarti dentro me.
Ansimo al telefono, il viso rigato dalle lacrime, le dita infilate nel culo, spinte sempre più dentro, a colmare la voragine della Tua assenza.
Vengo, mentre grido il Tuo nome, devastata dalla voglia insaziabile che ho di Te.
La lingua a leccare i miei umori sul telefono, mentre ingorde le mie dita ripartono a cercarti.
Ti voglio - dico con un filo di voce.

__ ilBiancoEilNero


martedì 27 gennaio 2015

E' roba mia.


No! - urlai furiosamente.
Il mio corpo tremava dalla rabbia.
Non posso accettare che quella lurida sgualdrina sia l'oggetto del Suo piacere.
Mi alzai come una furia da quella sedia in cui mi era stato ordinato di stare seduta e salii sul letto.
Lei, quella puttana, se ne stava sdraiata su di Lui, il cazzo dentro la sua figa grondante, i seni che ballavano ad ogni colpo, i capezzoli duri.
Gemeva la troia, ad ogni affondo, guardandomi dritta negli occhi con aria di sfida.
Non potevo stare a guardare.
Mi intrufolai tra le loro gambe, e con la lingua, presi a leccare il Suo cazzo.
Sì, certo, tu stai godendo come una cagna in calore. Lo so bene. So bene cosa vuol dire avere il Suo cazzo lì dentro, che ti scopa senza tregua. Lo so bene. Ma tu, lurida puttana, gli sta dando piacere con il corpo, e non hai idea di come io possa eccitare la Sua mente. - scorrevo la lingua sull'asta, ogni volta che usciva lucida di umori dalla sua figa. Ogni tanto, la facevo roteare sul clitoride di lei.
La vedevo, la cagna, guardarmi con occhi di domanda, e sentivo Lui. Il Suo respiro era cambiato, il Suo corpo tremava, ad un passo dal piacere, mentre la mia lingua umida lasciava scie di pensieri lungo il Suo cazzo e la mia figa colava.
Il Suo orgasmo arrivò prorompente, colando fuori dalla figa dei lei.
Presi l'asta tra le mani e comincia a leccarla. La lingua roteava sulla cappella ripulendola dallo sperma. Poi, infilai la lingua nella sua figa ancora eccitata, bevendo fino all'ultima goccia del Suo piacere.
E' roba mia. - dissi, passandomi la lingua sulle labbra - Tu, hai avuto il Suo corpo, io ho goduto della Sua mente e del Suo piacere, lurida puttana.

__ ilBiancoEilNero


lunedì 26 gennaio 2015

L'altra me.

 
La baciavo avidamente, quell'altra me riflessa nello specchio.
La lingua roteava su quella superficie, liscia e fredda, gli occhi fissi nei suoi, i nostri seni a contatto. Completamente nude, io e lei.
Lui, seduto sul bordo del letto, si masturbava, guardandoci. Il cazzo duro e gonfio di piacere, che a guizzi brillava fin dentro i suoi occhi. Lo osservavo con la coda dell'occhio. La sua mano si muoveva su e giù su quel membro da me conosciuto alla perfezione.
Potevo sentirlo tra le mani, mentre lo guardavo. La pelle tesa, percorsa dalle vene, la cappella liscia e rosea di piacere.
I suoi occhi piantati su di me, e su di lei, li sentivo percorrere come graffi la mia pelle.
La mia bocca sulla sua, la lingua a cercare la sua lingua, mentre con una mano la toccavo.

Lei, l'altra me, era lì. Nuda. In piedi davanti a me.
Tornata, finalmente, dopo essersi nascosta per mesi dentro me. 
Potevo guardarla, toccarla, baciarla. La volevo come non mai. 

E lui. Lui la vedeva. E la voleva.

E Lui. Anche Lui era tornato.
Lo sentivo pulsare dentro di me, fino al cervello. Era tornato.
Potevo di nuovo sentire la Sua forza, il Suo ego, il Suo piacere entrarmi nel cervello e far grondare la mia figa.
Si alzò e si avvicinò a me. Con un colpo entrò nel mio culo.
Urlai, la bocca su di lei, le mani a spingerla via - Ti piace vedermi soffrire, troia?!
Tu, la mia parte nera, godi nel dolore, nella resa della mia mente a Lui, nella schiavitù del mio corpo.
Come Lui, d'altronde.

Ripresi a baciarla, la lingua in bocca per farla star zitta. Le dita nella sua figa, mentre il mio corpo sussultava sotto i Suoi colpi. Ad ogni affondo, i miei seni sbattevano contro di lei, i capezzoli duri sulla sua pelle gelida. Chiusi gli occhi.
Guardala! Guardati! - gridò strattonandomi per i capelli e costringendomi a guardarLa.
Mi sentivo soffocare, stretta tra quei due corpi. L'altra me, e l'altro Lui. Io nel mezzo.
Il Suo cazzo dentro me senza tregua, i pensieri che colavano tra le cosce, gli occhi di lei dritti dentro ai miei.
Puttaaaana! - pensai, mentre il mio corpo cedeva alle Sue spinte.
Stronzo! - gridai, mentre esplodevo di piacere.

___ ilBiancoEilNero


mercoledì 21 gennaio 2015

Sottomissione.



E' strano come la mia sottomissione sia legata allo stato in cui si trova la mia mente.
Non so se sia per tutte le schiave così.
Io non lo sono a prescindere. E non con chiunque.
Questo non perchè non senta questo lato fortissimamente espresso dentro me.
Tanti Padroni probabilmente avranno da obbiettare che la schiava se lo è, lo è sempre.
Beh. Non sono d'accordo (strano, vero?!).
In realtà, lo sono, ma non nel senso proprio della frase. :P
Io, schiava, lo sono sempre. Dentro. E' il mio comportamento che cambia.
Nonostante possa essere docile come un agnellino, sono anche indipendente, testarda, ribelle, combinaguai (non a caso il nome ilBiancoEilNero) .. e con forte tendenza alla fuga :D.
Nei momenti in cui questo stato prevale, sono totalmente priva di controllo. La mente chiusa a qualunque ragionamento.
Questi due lati convivono in me continuamente, e il fatto che prevalga uno o l'altro dipende molto da come mi sento. Lo spegnere il mio lato ribelle è una cosa volontaria, consapevole.
Una schiava, per sottomettersi, per staccare la mente e donarsi completamente, deve sentirsi bene e avere una fiducia smisurata nel suo Padrone. E la fiducia e lo star bene comprendono infinite variabili infinitamente mutevoli nel tempo. Un piccolo errore, uno spingersi troppo oltre un limite, troppo oltre con una provocazione, un'umiliazione o una punizione, può rompere l'idillio.
Nel mio caso conta tantissimo anche il comportamento integro e soprattutto leale e i valori dell'uomo che ho scelto come Padrone. Non potrei mai inginocchiarmi ai piedi di un Padrone di cui non ammiro la persona che c'è dietro.
Sono rapporti basati su un equilibrio fragilissimo, in cui basta poco per perdere la chiave d'ingresso a quella mente tanto difficilmente aperta. E sono rapporti che devono essere continuamente alimentati ed evoluti.

Tempo fa leggevo un libro di Coelho. Non è un autore che adoro, ma ho trovato questa pagina particolarmente interessante. "Che differenza c'è tra controllo e disciplina?"


Beh.. La differenza è enorme.
La disciplina è naturale, è una cosa personale, un atteggiamento verso sé stessi, consapevole e ricercato. (Una caratteristica che per me dovrebbe avere un Padrone.)
Il controllo, invece, ha in sè doveri e divieti, è una sorta di repressione.
Una mente disciplinata non ha bisogno di controllo.
Una mente indisciplinata sì. Ne ha bisogno, sente l'esigenza del controllo perchè ha paura di sé stessa.

E io sono così. Ho una mente indisciplinata.
Sono davvero una combina disastri, e senza un controllo, non si sa dove potrei finire. Quindi, sebbene possa sembrare un controsenso, sono una ribelle, e per questo ho bisogno di sentire l'autorità di Qualcuno di cui ho piena fiducia e che ammiro per vivere serenamente.
Il problema diventa poi dosare questo controllo. Non puoi esigere che una mente come la mia, sia sempre docile e accondiscendente.
Io non posso esserlo. Adoro la libertà. Il problema è che ne faccio cattivo uso! :D
Questa frase di Vasco, mi rispecchia totalmente:






Concluderei così:

lunedì 19 gennaio 2015

I libri..

Quando, intorno a noi, le cose terrene diventano insignificanti, solo i libri conservano tutto il loro valore. Quando le amicizie si allontanano e la conversazione con chi ci è stato intimo stenta, insipida e convenzionale, i libri soltanto si conservano immutabili come nei giorni lieti e ci rallegrano con quella amicizia sincera che non froda mai la speranza, nè evita il dolore.

__ Il mistero di Sleepy Hollow e altri racconti

domenica 18 gennaio 2015

Questa donna...

Mi assomiglia così tanto. La amo.


Come morire.

Ci sono momenti, come questi, in cui ti rendi conto quanto una persona può sentirsi sola, in un mondo di milioni di persone.
Ti ritrovi a riempirti la mente di domande.
A fare pensieri orribili, in un momento della tua vita, che invece dovrebbe essere felice.
Quel traguardo per cui hai lottato, forse non per te, ma per gli altri, finalmente raggiunto.
E in tutto questo, riaffiora quel terribile desiderio di distruggersi.
E ti ritrovi così. Davanti ad un foglio bianco, a riempirlo di parole, per riuscire a parlare con qualcuno e per evitare di combinare disastri.
A chiedersi come una persona può ridursi così, vivere talmente tanto per gli altri,
che quando qualcosa viene meno, è come morire.

E' come morire. 

Non essere compresi, sentirsi giudicati per quello che non è, e non poter far niente,
essere accusati e non aver neanche più la forza di replicare,
per me è come morire.

E forse, a volte, sarebbe più facile.

__ ilBiancoEilNero